Rifondazione Comunista è per la sicurezza sociale, non per l’ordine pubblico!

Nei giorni scorsi abbiamo appreso che un gruppo di cittadini ha promosso e realizzato un corteo cittadino per “sensibilizzare le istituzioni sul tema della sicurezza”.

Il nostro Circolo non ha promosso né partecipato al corteo, di cui non condividiamo né i temi né la proposta politica. Noi comunisti abbiamo un’altra idea di sicurezza, per noi è la certezza di un lavoro sicuro, dell’assistenza sanitaria, di avere dei servizi sociali pubblici ed accessibili, di poter emigrare per provare a costruirsi un futuro fuori dalla propria nazione se questa non lo permette. Libro dei sogni? No, lo specchio di scelte politiche chiare, alternative a quelle imperanti nella nostra società che sono portate avanti in modo bi-partisan con un solo risultato: alimentare la guerra tra poveri.

Tutti i temi citati sono infatti assenti dalle manifestazioni securitarie che ciclicamente alimentano il palcoscenico (cavalcato da questo e quel politico) e individuano falsi o parziali problemi e, di conseguenza, soluzioni sbagliate. Infatti, anche questa volta, tutto è ruotato intorno al campo nomadi. Tutta la sicurezza invocata nasce e si esaurisce con la guerra al rom.

Prima di entrare in questo tema che non vogliamo assolutamente eludere permetteteci di aggiungere che la proposta di costruire “chiudere i varchi” è vergognosa, irricevibile e mette in luce una “cultura” bigotta, forcaiola e intollerante (oltre che del tutto inutile).

Al contrario di ciò che crede il Sindaco Verini e l’Amm.ne Comunale una città è più sicura se favorisce e sostiene la costruzione di rapporti sociali solidali e comunitari, se non costruisce quartieri periferici dormitori e alienanti ma al contrario investe nella riqualificazione urbana. Una città è sicura se è viva, se è culturalmente stimolante, che è in grado di aggregare i più e i meno giovani al di fuori de centri scommesse, sempre più numerosi. Una città è sicura se chi vi abita non rischia ogni giorno la salute per colpa di un aeroporto fuorilegge. Verini e la giunta dovrebbero solo vergognarsi, non tanto per le stupidaggini che dicono ma per tutte le occasioni perse per dar fare qualcosa in questa direzione. Tacete, farete senz’altro più bella figura.

Tornando al corteo, quali sono state le rivendicazioni politiche del corteo per rispondere all’emergenza sicurezza, peraltro sempre percepita e cavalcata, ma mai provata da numeri e statistiche?

Una sola proposta, quella dell’aumento della presenza delle forze dell’ordine ovvero l’ennesima trasposizione di un problema sociale in uno di ordine pubblico.

La criminalità si combatte intervenendo sulle cause che la generano, facendo integrazione dove non c’è, eliminando i ghetti, creando posti di lavoro sul territorio, non con l’aumento delle forze di polizia. Questa non è sicurezza, questa è militarizzazione del territorio e repressione. La criminalità si combatte contrapponendovi la sicurezza sociale.

Noi siamo i primi a credere che il campo rom La Barbuta sia da chiudere. Le condizioni in cui versa sono vergognose, e chi vi abita sono i primi a vivere una situazione al limite dell’umano, in prefabbricati illuminati che ricordano i campi di concentramento. Ma a differenza della stragrande maggioranza delle persone accorse al corteo (poche, a dirla tutta vista la tematica) crediamo nell’ipotesi dell’integrazione nel rispetto delle diversità culturali, e pensiamo che i “mega-campi rom” ai margini della metropoli (presenti soltanto in Italia ormai), individuati da Alemanno come la soluzione del problema, sono in realtà una delle cause del problema. Infatti basta ricordare che le vere e proprie deportazioni nulla hanno prodotto se non il crollo della scolarizzazione dei bimbi rom o dei veri propri conflitti tra etnie nei campi (vedi la lettera della comunità sinti inviata a tutte le autorità competenti poco dopo l’allargamento del campo), a dimostrazione di come questo modello sia fallimentare. Noi crediamo che l’alternativa esista e vada costruita ascoltando e coinvolgendo anche le comunità rom e sinti, e le associazioni italiane che da anni propongono modelli alternativi (Associazione 21 Luglio, ARCI). Si, proprio cosi, ascoltando. Esattamente come si dovrebbero ascoltare le richieste di ogni comunità in un paese civile e le istanze dei lavoratori che rivendicano il diritto al salario, le ragioni dei movimenti per la casa, dei No Tav o di tutti quelli che si battono per in difesa di territorio e ambiente.

If you enjoyed this post, please consider to leave a comment or subscribe to the feed and get future articles delivered to your feed reader.

Comments

No comments yet.

Leave a comment